Ogni essere umano costruisce una rappresentazione soggettiva del proprio aspetto esteriore, a prescindere da come il proprio corpo appare realmente. Quando quest’immagine è particolarmente alterata e lontana dalla realtà, si parla di dispercezione corporea, che può essere anche una caratteristica di disturbi importanti come la dismorfofobia, l’anoressia nervosa, la bulimia e l’obesità.

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Breve storia della dispercezione corporea

Il primo a rendersi conto che esistono diverse forme di percezione corporea fu il neurologo inglese Head che, nel 1920, parlò per la prima volta di “immagine corporea” definendola “un’unità di esperienze passate create nella corteccia sensoriale cerebrale”. Nel 1989, Krueger spiegò quanto il pensiero psicodinamico moderno fosse utile per spiegare il funzionamento dell’immagine corporea, suggerendo che quest’ultima deriva da esperienze sia esterne, sia interiori.

La crucialità dell’età adolescenziale

Durante l’adolescenza, l’individuo costruisce l’immagine di sé. La dispercezione corporea esordisce spesso in questo periodo della vita, portando all’incapacità di valutare le dimensioni del proprio corpo, con il risultato che dalla discrepanza tra l’immagine reale e quella percepita deriva un’insoddisfazione corporea tale da manifestarsi anche a livello comportamentale, influendo sulla salute fisica e psicologica con comportamenti come ossessione, preoccupazione, evitamento di eventi sociali, controllo del corpo, diete ipocaloriche ferree e impossibili da seguire nel lungo periodo.

Le tre componenti della dispercezione corporea

La dispercezione corporea si manifesta come disturbo della percezione (visione distorta del corpo) e del concetto (insoddisfazione relativa al proprio corpo), ma vediamo nel dettaglio tutte e tre le componenti di questo disturbo:

  • Componente cognitiva
    deriva da convinzioni (errate) riguardanti la forma, l’aspetto e la rappresentazione mentale del proprio corpo;
  • Componente percettiva
    implica identificazione, stima del corpo e precisione (più o meno alta) della valutazione di dimensioni, forma e peso del proprio corpo rispetto alle effettive proporzioni;
  • Componente affettiva
    comprende i sentimenti negativi e il senso di insoddisfazione sviluppato nei confronti della propria corporatura.

I sintomi del disturbo della percezione corporea

I sintomi più frequenti della dispercezione corporea sono:

  • Costante preoccupazione per il proprio aspetto;
  • Convinzione di essere in sovrappeso;
  • Convinzione che il proprio corpo venga giudicato negativamente dagli altri;
  • Adozione di comportamenti volti a correggere/nascondere i difetti (es. specchiarsi spesso, risucchiare l’addome…);
  • Confronto costante del proprio aspetto con quello degli altri;
  • Ricerca di rassicurazioni sul proprio aspetto da parte degli altri;
  • Tendenze perfezioniste;
  • Rapporto conflittuale con il cibo;
  • Evitamento di situazioni sociali (per vergogna o per evitare pasti che non si possono controllare).

Tali sintomi possono portare a conseguenze più gravi, quali:

  • Problemi di autostima;
  • Depressione;
  • Disturbi d’ansia;
  • Fobia sociale;
  • DCA.

Come superare la dispercezione corporea

Ecco tre modi per lavorare sulla dispercezione corporea con l’obiettivo di superarla. Considerati anche i possibili sintomi gravi di cui sopra, l’ultimo è il più importante!

  • Alfabetizzazione mediatica
    Mai come oggi è stata importante la capacità di accedere ai media comprendendo e valutando criticamente i contenuti che ci vengono proposti. Sarebbe importantissimo parlarne a scuola, vista l’età cruciale in cui è possibile sviluppare disturbi come la dispercezione corporea. I media, infatti, non solo propongono ideali irraggiungibili di forma fisica, ma ciò è reso ancora pi grave dal fatto che questi stessi ideali non sono per niente reali, in quanto frutto di filtri e applicazioni grazie alle quali è possibile intervenire modificando foto e video. È sempre importante, dunque, lavorare sull’alfabetizzazione mediatica, ma lo è ancora di più in caso di disturbi come la dispercezione corporea, la quale richiede ancora più urgentemente che si impari a valutare in modo critico gli ideali di apparenza trasmessi dai media.
  • Sport
    Non sport per dimagrire o punirsi bruciando quante più calorie possibili dopo un pasto considerato “sgarro”, ma sport in quanto esercizio per migliorare capacità fisiche come la forza muscolare incoraggiando il paziente a concentrarsi esclusivamente sulla funzionalità e non sull’aspetto fisico.
  • Supporto di un professionista in psicoterapia
    In caso di dispercezione corporea, la psicoterapia è imprescindibile. Il fine della psicoterapia è quello di insegnare al paziente a identificare, controllare e prevenire i comportamenti problematici e le distorsioni cognitive che contraddistinguono la preoccupazione ossessiva per il il proprio aspetto fisico, ma non rappresenta l’unica via: numerosi studi, infatti, attestano l’efficacia della Terapia EMDR sui pazienti che mostrano deficit nell’autostima, ossessione per l’immagine corporea, distorsioni cognitive ed errati schemi comportamentali, incrementando l’accesso alle risorse personali e sostenendo l’individuo nella creazione di nuovi, e più sani, scenari futuri. Il paradigma EMDR parte dal presupposto che il sintomo segnali la presenza di esperienze traumatiche passate non completamente elaborate. Per il trattamento della dispercezione corporea, dunque, sono previste la ricerca e la conseguente elaborazione dei ricordi traumatici alla base delle convinzioni negative su di sé.

Dott.ssa Federica Majore
Psicologa del Comportamento Alimentare
Psicoterapeuta
3924131042
federica.majore@gmail.com

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