Gestire la propria emotività può essere faticoso, un vero e proprio impegno che spesso va a sommarsi alle difficoltà della vita quotidiana, legate al lavoro, alla famiglia, allo studio, alle relazioni sociali ed affettive. Alcune persone non hanno difficoltà ad esprimere le proprie emozioni: sanno ben distinguere rabbia, tristezza, ansia, senso di vuoto e riescono a parlarne con gli altri, ad alleviarsi dal peso che si prova quando si vive uno stato d’animo negativo. Altri, invece, tengono tutto dentro; per timore, pudore, vergogna o perché temono non verrebbero capiti, accettati o consolati. In alcuni casi, la repressione delle proprie emozioni può spingere, nel tempo, a smettere di considerarle importanti, a cessare di occuparsene, relegandole in un angolo della nostra mente dove possano restare ben chiuse, nella speranza disturbino meno. Eppure, a volte capita che esse trovino comunque una strada per farsi sentire ed un canale di sfogo. In molti casi, questo canale è alimentare; si finisce per mangiare nervosamente, senza fame ma con molto appetito, a volte voracemente, ingurgitando senza rendersene conto anche grandi quantità di cibi nei più disparati momenti della giornata – spesso anche di notte. I cibi cui ci rivolgiamo in questi casi, altrettanto spesso, sono ricchi di grassi e zuccheri. Sono quelli che definiamo “cibi di conforto”, proprio per il loro intrinseco potere calmante, rilassante, distensivo. Sono quelli che, al solo immaginarli, si fanno desiderare ardentemente e ci lasciano con l’acquolina in bocca. Difficilmente ci ritroveremo a placare un attacco di fame emotiva con un gambo di sedano; molto più spesso, a venire in nostro “soccorso” saranno biscotti, patatine, cioccolata, merendine e così via. Imparare a sentire le proprie emozioni in psicoterapia, a riconoscerle e sostenerle integrandole nella nostra esperienza di vita quotidiana è un passaggio indispensabile per dar loro una sana valvola di sfogo ed evitare che la repressione dei sentimenti ci spinga poi a trovare conforto e consolazione nel cibo.

dott.ssa Federica Majore
Psicologa – Psicoterapeuta – Psicoanalista

Torna al Blog