Il processo di dimagrimento è lungo e complesso.

Non esistono miracoli possibili.

Vi spiego perché.

A LIVELLO FISIOLOGICO

Il nostro organismo è composto da una parte magra (ossa, organi, acqua e muscoli) e una parte grassa. La parte che si definisce “metabolicamente attiva” è la massa magra. E’ questa che permette di consumare calorie e definisce il nostro METABOLISMO BASALE (= calorie consumate a riposo). Si comprende chiaramente che più muscoli abbiamo e più il nostro metabolismo è alto; viceversa, meno muscoli si hanno e più il metabolismo è basso –> di conseguenza è facile ingrassare e, soprattutto …è difficile dimagrire.

Uno degli errori più comuni che le persone fanno è quello di mangiare poco – o addirittura non mangiare affatto – ad es. ricorrendo a diete drastiche, squilibrate, a digiuni prolungati ecc. Ora cercherò di farvi comprendere nel modo più semplice possibile cosa succede quando si adotta questo sistema per il nostro fisico – e per il nostro desiderio di dimagrire – decisamente catastrofico.

La riduzione dell’alimentazione viene vista, dall’organismo, come una minaccia alla sopravvivenza. Dopo un periodo di 7/15 giorni (fase in cui solitamente si dimagrisce rapidamente) il nostro corpo avverte un segnale di allarme e inizia a diminuire il consumo di energie (quindi, il metabolismo inizia lentamente ad abbassarsi). Le calorie che il corpo utilizza in questa fase NON PROVENGONO DALLA SINTESI DEL GRASSO (massa grassa), MA DAL MUSCOLO (massa magra) perché il grasso viene percepito, dal corpo, come un salvavita in fase di carestia.

Diminuendo la massa magra, il metabolismo si abbassa ulteriormente. E’ una proporzione diretta: meno massa magra, meno capacità metabolica. Quando ci siamo stancati del regime alimentare drastico e difficilmente sostenibile che abbiamo scelto (sondino, iperproteica, sostitutivi del pasto ecc.) ricominciamo ad introdurre calorie come prima, ma il nostro metabolismo intanto si è abbassato; nel giro di pochi giorni, si riacquistano TUTTI I KG PERSI… CON GLI INTERESSI.

Ecco spiegato il perché della sindrome “yo yo” o dell’ “effetto fisarmonica”. La sola soluzione per dimagrire in modo sano, naturale e definitivo è dunque quella di farlo aumentando, anziché diminuendo, la nostra capacità metabolica.

MA COME?

E’ una questione di EQUILIBRIO tra calorie introdotte e calorie bruciate (utilizzate). A livello FISIOLOGICO, quindi, dovremo:

1- AUMENTARE LA MASSA MAGRA, quella muscolare, facendo movimento;

2- INTRODURRE UN’ALIMENTAZIONE ADEGUATA facendo attenzione alla qualità ed alla quantità dei nutrienti;
Da queste semplici righe potrete capire come l’imperativo assoluto sia diffidare delle diete che fanno dimagrire rapidamente, dei prodotti dimagranti, dei sondini, delle amfetamine e via dicendo. L’unico metodo per dimagrire e, soprattutto, per RESTARE NORMOPESO è, A LIVELLO FISIOLOGICO, bilanciare i pasti con l’attività fisica in modo equilibrato.

A LIVELLO PSICOLOGICO

Non esiste un percorso di cambiamento così radicale come quello di chi voglia perdere peso, che non provochi un qualche riflesso a livello psicologico. Determinazione ed ottimismo, così come senso di sconfitta, senso di colpa e pessimismo sono tutti fattori emotivi fondamentali nel determinare il successo o l’insuccesso di quanto abbiamo deciso di intraprendere.
Agire sulle proprie abitudini per modificare lo stile di vita non è semplice: bisognerà prestare attenzione a tutti quei piccoli e grandi gesti quotidiani che, nel lungo termine, fanno la differenza.
Se, ad esempio, sono abituato/a a mangiare un dolcetto tutte le sere prima di andare a letto, pur sapendo che, dormendo, non avrò alcuna possibilità di smaltirlo e che quindi si trasformerà inevitabilmente in grasso, ci vorrà del tempo prima di accettare che, per perdere peso, dovrò trovare un altro modo di augurarmi la buonanotte e coccolarmi prima di coricarmi. Se, ancora, non sono solito/a fare le scale, passeggiare con il cane o fare alcun tipo di attività fisica, servirà del tempo per capire quale tipo di movimento faccia per me, in quale momento della giornata potrò ritagliarmi del tempo per farlo, quanto a lungo riuscirò a sopportare lo sforzo fisico e così via. Ugualmente, se sono abituato/a a mangiare per ragioni diverse dalla fame – ad esempio perché ho smesso di fumare, oppure perché quando sono nervoso/a mi viene improvvisamente fame ed ingurgito tutto quel che mi capita a tiro – avrò bisogno di tempo per capire quali sono le emozioni che mi spingono ad avere una fame atavica, a desiderare ardentemente del cibo e, soprattutto, per invertire questo processo, canalizzando la mia emotività in senso più costruttivo e meno dannoso per il mio equilibrio psicofisico.
Chiunque abbia seguito almeno una dieta nella sua vita, poi, sa perfettamente quali meccanismi inneschi a livello mentale: non posso mangiare questo e quello e quindi, inevitabilmente, lo desidero da morire, non faccio che pensare al cibo, sognare il cibo e così via. Mi ritirerò dalle situazioni sociali, perché so che se vedrò quel pezzo di pizza o quel cioccolatino non potrò resistere dal mangiarli; eviterò di andare al supermercato, perché so che se capiterò nella fila delle merendine finirò per comprarne almeno un pacco e mangiarmelo tutto di nascosto, e così via. Dopo un iniziale momento di entusiasmo, al primo attimo di cedimento viene insomma giù tutto: si sgarra, e lo sgarro innesca il meccanismo del “TANTO, ORMAI…”, per cui, visto che ormai ho “sgarrato”, mi mangio di tutto, “tanto ormai la dieta è andata a farsi benedire”. Esiste poi sempre il famoso lunedì in cui “mi metterò a dieta”, per cui “da qui a lunedì mangio quello che voglio”, “tanto avrò tempo di smaltirlo poi”…
Nessuno di noi si ferma a ragionare, sul momento, che arriverà quel lunedì e non sarà cambiato nulla; che da qui a lunedì non saremo persone diverse, ma avremo le stesse identiche difficoltà, faremo gli stessi pensieri, commetteremo gli stessi errori. Percepiremo le stesse emozioni, che gestiremo sempre allo stesso modo; ripeteremo le stesse abitudini che siamo abituati ormai a ripetere da anni.
Insomma, arriverà quel lunedì e non cambierà nulla: inizieremo una dieta, la porteremo avanti per qualche giorno, poi sgarreremo e ci troveremo da capo a 12. Con una differenza: ogni volta ripartiremo più scoraggiati, più stanchi e con più chili da smaltire perchè, nel frattempo, l’efetto yo-yo si sarà mangiato parte della nostra “forza metabolica”, il corpo avrà imparato a lavorare con meno, sempre con meno, poi ancora con meno. La disperazione potrebbe portarci a mangiare ancora di più, a sentirci falliti, destinati e condannati al sovrappeso, privi di forza di volontà, intrappolati. Questi sono i momenti di maggiore vulnerabilità, gli attimi in cui l’integratore “per il controllo del peso” in farmacia o quel medico “che ha fatto dimagrire tanto una mia amica dandole un aiutino farmacologico” ci sembra tanto invitante come soluzione rapida, indolore e quasi miracolosa.
E’ il momento in cui rischiamo di fare l’errore più grande; quello di affidare a qualcosa di esterno da noi – un farmaco, un sostituivo del pasto, una dieta sbilanciata, un intervento chirurgico – le nostre sorti, privandoci della capacità di intervenire in prima persona per il nostro benessere e la nostra salute.
In questo passaggio siamo particolarmente fragili e ci sarà chi potrà approfittare di questa fragilità, promettendoci quell’oro che luccica e che non vedevamo l’ora di trovare e far nostro.
Il problema è che queste soluzioni (l’oro che luccica)
1) si rivelano temporanee, effimere. Si perde solitamente un elevato quantitativo di kg in pochissimo tempo, facendo entrare il corpo in “modalità carestia”…
2) …rallentando quindi ancora di più la capacità metabolica, predisponendo all’ingrasso…
3) …privando al contempo la persona del senso di agenticità, del senso di autoefficacia, del senso di controllo del proprio comportamento, dei propri pensieri, delle proprie emozioni e del proprio corpo, allontanandola ancora di più dalla possibilità di gestire il senso di fame e sazietà in modo naturale e spontaneo!
Si finisce per dimagrire grazie a qualcosa che sta al di fuori di noi (una pasticca, un beverone, un palloncino…) ma, subito dopo, per reingrassare per quella che, sistematicamente, diventa colpa nostra (siamo stati noi a compiere le scelte sbagliate e ne paghiamo le conseguenze)!

Tutto questo, come avrete capito, è estremamente complesso e non può essere affrontato con semplici prescrizioni. NON ESISTONO MIRACOLI CHE TENGANO!
CAMBIARE DAVVERO significa PARTIRE DALLA TESTA, dalla consapevolezza di cosa significhino parole come metabolismo, massa magra e massa grassa, emotional eating, effetto yo-yo e così via; conoscere approfonditamente tutte quelle credenze errate, convinzioni disfunzionali ed abitudini scorrette che ci hanno portato a ciò che siamo qui, ora.
Appare chiaro come solamente attraverso un lavoro di profonda conoscenza di sé sia possibile approcciare al progetto di dimagrimento come ad un percorso di serio e definitivo cambiamento di sé, in senso più ampio, più vero e, soprattutto, definitivo!

dott.ssa Federica Majore
Psicologa – Psicoterapeuta
392. 4131042

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