“L’uomo è un animale sociale”, scriveva Aristotele. E aveva ragione. La paura del giudizio altrui e di essere rifiutati, infatti, ha origini antiche. Basti pensare agli uomini primitivi: l’allontanamento dal gruppo significava trovarsi in pericolo di vita, in quanto il gruppo era fondamentale per procacciarsi il cibo, per sostenersi nella cura della prole e per difendersi dai pericoli. Da allora, la ricerca di approvazione, accettazione e vicinanza da parte dei propri simili e il bisogno di appartenere a un gruppo fanno praticamente parte del nostro patrimonio genetico.

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Una paura comune

La paura del giudizio è, dunque, una paura abbastanza diffusa che, in determinate situazioni, può portare a un tipo di ansia “fisiologico”: sostenere un esame, presentarsi a un colloquio o parlare in pubblico sono solo alcune delle situazioni che possono provocare una normale ansia da paura del giudizio, ma in alcuni soggetti quest’ultima diventa così spropositata da provocare sofferenza, difficoltà psicologiche e complicazioni emotive. Non è un caso, infatti, che molte patologie psicologiche abbiano origine dalla paura del giudizio: ansia generalizzata, depressione, disturbi alimentari sono solo alcuni esempi.

La paura del giudizio nei bambini

La paura del giudizio nei bambini può manifestarsi tramite comportamenti come bisogno di approvazione relativamente ai compiti svolti, frequenti richieste di essere aiutati o precoce evitamento di situazioni che potrebbero provocare “ansia sociale” (es. andare a scuola). In contemporanea, segnali di malessere generici potrebbero intaccare funzioni primarie come alimentazione, sonno o bisogni fisiologici.

Accompagnare i bambini a sviluppare un senso di giustizia chiaro e coerente, ma non punitivo, e indirizzarli nella creazione di un’alta autostima che li porti ad avere un buon “senso di sé” è imprescindibile per aiutarli a diventare adulti resistenti a quei giudizi negativi ai quali, inevitabilmente, si va incontro nel corso della vita.

La paura del giudizio negli adolescenti

L’adolescenza è un periodo critico per lo sviluppo di un individuo ed è forse il momento della vita in cui risulta più importante appartenere a un gruppo. Gli adolescenti possono manifestare la paura del giudizio altrui con comportamenti diametralmente opposti: da perfezionismo e meticolosità a menefreghismo e disinteresse alle critiche.

Gli individui più “timidi” sono portati a sviluppare strategie che “proteggono” dal giudizio altrui sul momento, ma non nel lungo periodo: nascondere il viso per paura di arrossire, parlare poco e velocemente quando si è gruppo, dare ragione agli altri per evitare di dire la propria… sono tattiche controproducenti che, a lungo termine, non fanno che rafforzare il senso di inadeguatezza.

La paura del giudizio negli adulti e le strategie disfunzionali per gestirla

Anche se oggi essere “esclusi” da un gruppo non mette un individuo in pericolo di vita, è normale che si senta la necessità di essere accettati dagli altri. In genere, da adulti si impara ad accettare il giudizio altrui come qualcosa che fa semplicemente parte della realtà, prendendolo meno sul personale, senza lasciarsi sopraffare. Quando ciò non avviene, si mettono in atto strategie non sempre risolutive.

Evitamento

L’evitamento delle situazioni ritenute “pericolose” in questo senso è una di queste, in quanto porta come minimo al mantenimento della paura che, non venendo affrontata, rimane irrisolta. In questo modo, si può andare incontro al disturbo d’ansia sociale, il quale dà la continua la sensazione che l’altro criticherà e giudicherà sempre negativamente. Chi ne soffre si trova in difficoltà in tantissimi contesti, si sente continuamente osservato e sperimenta un senso di estraneità che lo porta a evitare qualsiasi tipo di coinvolgimento.

Dipendenze

Oltre all’evitamento, esistono altre strategie disfunzionali anche più pericolose come l’abuso di alcol, ansiolitici o droghe, che possono ridurre momentaneamente i livelli di ansia e, quindi, sviluppare vere e proprie dipendenze: avendo un effetto limitato nel tempo, possono infatti portare l’individuo a ritenersi incapace di agire in loro assenza.

Disturbi alimentari

Le persone che hanno paura del giudizio altrui sono anche molto autocritiche e cercano in tutti i modi di evitare errori, difetti o caratteristiche che potrebbero portare alla disapprovazione e al rifiuto da parte degli altri. Un duro giudizio di sé porta inevitabilmente alla ricerca di soluzioni per “migliorarsi” in modo da non dover subire il giudizio della gente, ma non sempre la mente ragiona in modo lineare. Può capitare che un individuo assuma comportamenti che, anziché risolverla, peggiorano la situazione. Quando tutto ciò è legato all’aspetto fisico, si può andare incontro allo sviluppo di disturbi alimentari.

Perché chiedere aiuto a un professionista?

Quando si riconosce di essere sopraffatti dall’ansia e/o di aver sviluppato una delle precedenti strategie disfunzionali diventa utile, se non necessario, chiedere un aiuto a un professionista. Scoprire perché il giudizio dell’altro è così importante è fondamentale per acquisire gli strumenti indispensabili per rompere il circolo vizioso causato dalla paura del giudizio altrui.

Solitamente, all’inizio si valutano le origini di tale timore e l’intensità del disagio, poi si lavora sui pensieri sottostanti al timore per imparare a controllarli. Si forniscono strumenti per gestire l’ansia e ci si esercita con le tecniche per accettare il potenziale giudizio degli altri. Infine, il paziente potrà cominciare a esporsi gradualmente alle situazioni sociali temute, per ridurre al minimo l’ansia e limitare l’allarmismo relativo a ciò che potrebbe succedere.Trattare la paura del giudizio presuppone, quindi, l’esposizione graduale alle situazioni ritenute “pericolose”. Di solito, pian piano, ci si abitua all’idea di poter essere giudicati. Infatti, gran parte del lavoro terapeutico serve a rendere consapevoli del fatto che il rifiuto non è pericoloso come si pensa, anzi: è importante sapere che è normale poterlo ricevere nel corso della vita.

Dott.ssa Federica Majore
Psicologa del Comportamento Alimentare
Psicoterapeuta
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federica.majore@gmail.com

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