Disturbi del Comportamento Alimentare
Anoressia, Bulimia, Binge Eating vengono definiti dal DSM-5 come Disturbi Alimentari (DCA). Essi incidono sulla popolazione in misura più grave di quanto si possa pensare. Già largamente diffusi prima del 2020, nel corso dei primi 6 mesi di pandemia da Covid-19 il numero di casi è aumentato del 40% rispetto all’anno precedente. Solo in Italia, questi disturbi coinvolgono circa 3 milioni di persone e rappresentano la prima causa di morte fra gli adolescenti, dopo gli incidenti stradali.
È possibile individuare almeno 3 tipologie di fattori legati allo sviluppo dei DCA:
- Fattori predisponenti (trasmissibilità genetica, meccanismi regolatori della fame e della sazietà, influenza di cultura e società, variabili individuali, stile di attaccamento…)
- Fattori precipitanti (pubertà, cambiamenti di vita e scelte personali, diete ipocaloriche molto restrittive, pesanti critiche, traumi, lutti, abusi…)
- Fattori perpetuanti (variabili individuali che portano il paziente a voler mantenere un atteggiamento disfunzionale verso il cibo)
L’esordio è sempre più precoce: è possibile diagnosticare un Disturbo Alimentare già a partire dagli 11 anni di età. Le cause più attuali, oltre alla base psicotraumatologica (PTSD), sono da ricercare negli aspetti psico-sociali che hanno caratterizzato le diverse fasi della pandemia, tra cui:
- Le limitazioni alla libertà personale
- La percezione del rischio di riduzione di approvvigionamento delle scorte alimentari
- La convivenza forzata in uno spazio più o meno ristretto
- I cambiamenti di ritmo e di scenario delle attività quotidiane
- Il distanziamento sociale
- La riorganizzazione delle routine di studio/lavoro
- La percezione del pericolo e della minaccia di contagio
- L’aumento dell’utilizzo dei social media
La pandemia ha, inoltre, inciso sull’aumento generale dei livelli di stress: se anche in precedenza c’era la tendenza a gestire la regolazione emotiva attraverso l’assunzione – o l’eccessivo controllo dell’assunzione – di cibo, certamente la pandemia ha esposto maggiormente al rischio di sviluppo di un vero e proprio DCA.
La spinta al maggior utilizzo dei social media ha, inoltre, incrementato fenomeni come l’esposizione continua a ideali di bellezza irrealistici proposti dagli influencer attraverso immagini e video molto spesso modificati e distorti, utilizzati per indurre gli utenti all’emulazione, al consumo di un determinato prodotto, all’acquisto di un programma o alla scelta di un brand.
La convinzione che quei corpi perfetti siano reali può generare in un adolescente l’ambizione a dovervi somigliare il più possibile, per conformarsi a un canone di bellezza che rasenta la perfezione nella speranza di ottenere sicurezza, autostima e successo. Molto spesso, invece, si innesca una spirale di controllo estremo, ansia e insicurezza che, nel tempo, può sfociare in un Disturbo del Comportamento Alimentare.
Tra gli altri fenomeni che predispongono allo sviluppo di problematiche legate alle forme e al peso corporeo c’è il “body shaming”: letteralmente “derisione del corpo”, consiste in una forma di bullismo in cui la persona viene presa di mira e/o giudicata per il proprio aspetto fisico. Per comprendere la vastità del problema, i dati attestano che almeno il 94% degli adolescenti è stato vittima di body shaming e un buon 65% si è sentito giudicato per il proprio aspetto fisico.
Per “fat talk”, invece, si intende una tendenza a parlare in termini negativi del proprio corpo, lamentandosi di alcune caratteristiche e denigrandosi o sminuendosi davanti agli altri, ponendo l’accento sui propri difetti. Senso di inadeguatezza, frustrazione, insicurezza minano l’autostima e preparano il terreno per lo sviluppo di Disturbi Alimentari in cui il cibo diventa un nemico da combattere o l’unica fonte di consolazione.
I DCA in breve
Tra i Disturbi Alimentari più comuni e pericolosi, l’Anoressia Nervosa si configura come un quadro di restrizione rispetto all’introito calorico di cui l’organismo necessita. La conseguenza è un peso corporeo significativamente basso rispetto a fattori come: età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. A questo, si sommano l’intensa paura di ingrassare e, in alcuni casi, condotte di eliminazione o compensazione, come assunzione di lassativi o eccessivo esercizio fisico.
A questo Disturbo Alimentare si associa spesso la dispercezione corporea o dismorfofobia: un disturbo dell’immagine per cui ci si vede diversi da come si è realmente, avendo la convinzione di possedere un difetto fisico evidente e insormontabile.
La Bulimia Nervosa viene definita dal DSM-5 come un Disturbo Alimentare caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffate, sensazione di perdita di controllo e conseguenti condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso come vomito autoindotto, digiuno, uso di lassativi o smodata attività fisica.
Nel Binge Eating Disorder (BED) la persona è spinta ad alimentarsi in modo eccessivo e molto rapido con grandi quantitativi di cibo, in assenza di segnali di fame e, spesso, in solitudine, per evitare giudizi ed imbarazzo. Chi soffre di BED prova spesso sentimenti di vergogna e disgusto verso di sé, paura di essere scoperto e giudicato, paura di aumentare di peso, senso di colpa e sintomi depressivi.
La terapia EMDR per i Disturbi Alimentari
Il paradigma EMDR parte dal presupposto che il sintomo segnali la presenza di esperienze traumatiche passate non completamente elaborate. Il protocollo di trattamento dei DCA prevede dunque, attraverso le 8 fasi specifiche della terapia EMDR, la ricerca dei ricordi traumatici che sono alla base delle convinzioni negative su di sé e del mantenimento della patologia.
Diversi studi attestano l’efficacia dell’EMDR per i pazienti che mostrano un deficit nell’autostima, nell’immagine corporea e negli schemi emotivi, cognitivi e comportamentali, incrementando l’accesso alle risorse personali e sostenendo l’individuo nella creazione di nuovi, e più sani, scenari futuri. Ulteriori studi hanno valutato anche l’efficacia del metodo EMDR nella cura dell’Emotional Eating, alla base di tutti quei Disturbi del Comportamento Alimentare che spingono la persona a utilizzare il cibo (o il controllo del cibo) come forma di regolazione emotiva, in loro carente a causa di esperienze traumatiche.
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