L’EMDR è un approccio psicoterapico, utilizzato in tutto il mondo, di efficacia comprovata dalla ricerca scientifica.
Che cos’è l’EMDR
L’acronimo EMDR sta per “Eye Movement Desensitization and Reprocessing”, ovvero “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari”. Il metodo di lavoro può generare diffidenza, apparendo a tratti bizzarro, quasi… magico! Eppure, da 30 anni a questa parte, la ricerca e l’applicazione clinica dell’EMDR sono cresciute a ritmi esponenziali: oggi, sono migliaia gli psicoterapeuti che praticano l’EMDR e i pazienti che ne traggono beneficio in tutto il mondo. Tant’è che, nel 2013, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito l’EMDR nelle linee guida per il trattamento del trauma a vari livelli. E sono sempre più numerosi gli studi scientifici che ne documentano l’efficacia, tra cui quelli usciti su Nature, la rivista scientifica più prestigiosa. Ma… come funziona l’EMDR?
A cosa serve l’EMDR
L’EMDR lavora sui ricordi immagazzinati al momento del trauma. Come sostengono le moderne teorie sul tema, le esperienze traumatiche lasciano tracce, nella mente e nel corpo, che possono essere riattivate da qualsiasi stimolo “trigger” (letteralmente, “grilletto”): un evento, un pensiero, un suono, un odore di “innesco” che stimola la riattivazione dell’evento generatore. Il ricordo traumatico, immagazzinato nella memoria in modo inappropriato, è come una ferita di cui si è bloccato il naturale processo di guarigione: essa continua a sanguinare, generando nella persona malessere, disagio, sensazioni fisiche, emozioni e convinzioni disturbanti, anche a distanza di anni. L’EMDR interviene sbloccando e accelerando le proprietà naturali di guarigione del cervello.
Come funziona l’EMDR
Durante una seduta di EMDR vengono attivati simultaneamente tutti i canali dell’esperienza traumatica (percettivo, cognitivo, emotivo e somatico), cioè tutti gli elementi del ricordo, così come è stato immagazzinato nel cervello in quel momento: l’immagine peggiore (quella che si è fissata nella mente e che disturba di più), la cognizione negativa (i pensieri negativi su di sé, ad esempio “sono sbagliato”, “è tutta colpa mia”), le emozioni disturbanti (ad esempio paura o rabbia) e le sensazioni fisiche (tensione nel petto, dolori allo stomaco…). Mentre il paziente “trattiene” insieme tutti questi elementi, il terapeuta stimola i movimenti oculari (o somministra un altro tipo di stimolazione bilaterale, tattile o uditiva). In questo modo si favorisce l’attenzione duale, una doppia focalizzazione grazie alla quale la persona torna con un piede nel passato ma tiene un piede nel presente, nello spazio sicuro della terapia. Questa procedura permette di desensibilizzare il ricordo e riattivare l’elaborazione del trauma, in modo da “ricollocare il passato nel passato” (Adaptive Information Processing). Il protocollo prevede diverse fasi e la durata del trattamento è variabile, in base al tipo di trauma e alla responsività del paziente.
Le fasi del protocollo EMDR
Il protocollo EMDR è composto da diverse fasi:
- Viene fatta un’anamnesi della storia di vita paziente e stabilito un piano terapeutico. Si definiscono la problematica e i ricordi target su cui lavorare;
- Viene preparato il paziente alla terapia: si spiegano i principi e il funzionamento del protocollo. Inoltre, si introducono le prime tecniche di rilassamento;
- Si procede con una valutazione dettagliata dei diversi aspetti necessari alla fase di desensibilizzazione identificando, per ciascun ricordo da desensibilizzare, le componenti immaginativa, emotiva, cognitiva e fisica;
- Si inizia la desensibilizzazione del ricordo attraverso la stimolazione bilaterale, finché l’immagine dell’evento non viene più percepita come disturbante;
- Avviene una ristrutturazione cognitiva ecologica dell’evento;
- Si presta attenzione agli aspetti corporei, valutando le variazioni nelle sensazioni fisiche legate all’evento;
- Si procede con la chiusura dell’elaborazione del ricordo;
- Infine, si svolge una rivalutazione dell’evento per analizzare eventuali nuovi aspetti emersi.
Effetti collaterali dell’EMDR
Le sedute di EMDR possono risultare emotivamente intense: si potrebbe avvertire un’intensa abreazione, piangere, provare spossatezza alla fine degli incontri. Questo dipende dall’intensità dell’elaborazione. Se l’elaborazione del ricordo target non viene completata durante la seduta, è possibile che nelle ore successive si rivivano parte del ricordo e sensazioni spiacevoli a esso collegate. Si invita sempre il paziente a tenere un diario di eventuali sogni, intuizioni, ricordi, pensieri significativi collegati al ricordo desensibilizzato, che potrebbero giungere nei giorni successivi.
Efficacia del trattamento EMDR
Ad oggi vi sono numerosi studi scientifici che parlano di come funziona l’EMDR e che ne confermano l’efficacia. Le ricerche hanno evidenziato anche variazioni fisiologiche e strutturali in pazienti sottoposti a EMDR: è stata dimostrata una normalizzazione dei livelli basali di cortisolo, l’ormone dello stress (Heber et al., 2002) e sono emersi anche cambiamenti a livello di strutture cerebrali (ippocampo, lobo temporale mediale) sede della memoria (Pagani et al., 2007; Bossini et al. 2007, Pagani et al., 2015).
Sul sito EMDR Italia sono riportati numerosi degli studi scientifici che supportano questo tipo di approccio terapeutico in tutto il mondo.
Dott.ssa Federica Majore
Psicologa del Comportamento Alimentare
Psicoterapeuta
3924131042
psicoalimentare@gmail.com