Costruire insieme ai figli un rapporto sano con il cibo è indispensabile. I genitori come le cosiddette almond mum, però, fanno il contrario. Oggi, diet culture, grassofobia, disturbi del comportamento alimentare sono tutti temi caldi, perché la società in cui siamo cresciuti ci ha educati a pensare che magrezza equivalga a salute e che la parola “dieta” sia sinonimo di alimentazione restrittiva. Questi insegnamenti sono scorretti e hanno conseguenze negative sul benessere fisico e mentale. Scopriamo il significato di almond mum e il modo giusto per instaurare un regime alimentare corretto sin dall’infanzia.

Almond mum e cibi sani
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Cosa significa essere una almond mum?

Essere una almond mum (o almond mom) significa rappresentare una tipologia di madre (e, per esteso, di genitore) che tende a escludere dalla dieta familiare nutrienti e ingredienti ritenuti (spesso, non a ragione) dannosi. Gli almond parents tendono anche a demonizzare intere categorie di alimenti, creare un clima di terrore a tavola, giudicare l’aspetto fisico dei figli, ignorare il loro senso di fame e di sazietà.

Perché proprio “mamma mandorla”

Come mai un genitore che impone un regime alimentare rigido viene detto proprio “mamma mandorla”? Questa definizione è stata coniata dagli spettatori di “The Real Housewives of Beverly Hills”, reality show trasmesso su Netflix. Tra le protagoniste c’è anche Yolanda Hadid, ex modella e madre delle top model Bella e Gigi.

Proprio a quest’ultima, durante le riprese, Yolanda avrebbe concesso come snack poche mandorle, da masticare bene e molto lentamente, poiché non le spettava altro. Il pubblico, indignato, ha coniato il termine “almond mum”, diventato virale sui social, per riferirsi ai genitori fissati con i cibi sani e ossessionati dalla forma fisica.

L’altra faccia della medaglia: le gummy bear mum

Se la mandorla rappresenta il cibo sano, unica possibile fonte di sostentamento nelle almond family, le gummy bear, ovvero le caramelle gommose a forma di orsetto, rappresentano il cosiddetto junk food.

Al contrario delle almond mum, dunque, le gummy bear mum sono quelle che, sporadicamente, lasciano mangiare ai figli anche qualche cibo un po’ meno sano, in nome di una libertà che non corrisponde a ignorare la salute, ma che serve a presentare il cibo in modo neutro, come fonte di nutrimento.

Le almond mum e l’ossessione per la dieta dei figli

La fissazione per l’alimentazione dei figli che c’è nelle almond family altro non è che il riflesso del chiodo fisso che il cibo rappresenta in primis per i genitori. Questa ossessione ha un nome: ortoressia, e fa parte dei disturbi alimentari.

Che cos’è l’ortoressia?

L’ortoressia è l’attenzione malsana e patologica verso il cibo considerato sano, nella convinzione che evitare “sgarri” e alimenti ritenuti poco sani sia l’unico modo per ottenere un benessere duraturo. Perfezionismo, grassofobia, necessità di avere e mantenere il controllo sono tutti atteggiamenti disfunzionali che possono sfociare nell’ortoressia.

Gwyneth Paltrow: una almond mum celebre

In più di un’occasione, Gwyneth Paltrow ha affermato di avere in casa solo prodotti organici, healthy e sugar free, ma anche senza lattosio, senza glutine e low carb. Questo integralismo alimentare, accompagnato dal conteggio estremo delle calorie, fa, purtroppo, pensare proprio a un clima familiare ortoressico.

I rischi dell’ipercontrollo sull’alimentazione nell’infanzia

L’ipercontrollo sull’alimentazione dei figli, in realtà, ha conseguenze fisiche e psicologiche tutt’altro che salutari e bilanciate. Ricordiamo, inoltre, che l’eccessivo controllo delle abitudini alimentari non passa “solo” dalla scelta dei cibi, ma anche attraverso una lunga serie di comportamenti da evitare. Tre su tutti:

Distinguere tra cibi giusti e cibi sbagliati

Parlare di cibo trascurando la componente emotiva e categorizzando in “giusto” o “sbagliato” è controproducente. Al contrario, occorre trasmettere ai figli una visione neutra del cibo, spiegando che non esistono alimenti buoni o cattivi, ma che cambia soltanto la qualità nutrizionale: ogni cibo è degno di essere mangiato, quelli meno necessari per l’organismo vanno solo mangiati meno spesso;

Non ascoltare i bisogni dei figli

Attraverso la comunicazione in un clima relazionale sereno, i genitori devono avviare il percorso verso l’autoregolazione dei figli: non identificarne né riconoscerne la fame e la sazietà favorisce l’insorgere di difficoltà alimentari. È bene, dunque, non dare categoriche imposizioni “dall’alto”;

Utilizzare il cibo come premio o punizione

Questa pratica assolutamente da evitare (ma, purtroppo utilizzata fin troppo spesso), porta i bambini a mangiare per ragioni diverse da fame o curiosità e annulla la visione neutra che dovrebbero avere nei confronti del cibo;

Le conseguenze di una dieta restrittiva

Escludere completamente (per fare un esempio) latticini, cereali e glutine in assenza di intolleranze o allergie, oppure evitare completamente i grassi quando, in realtà, una determinata quota di tessuto adiposo è necessaria, significa stressare eccessivamente l’organismo, specialmente nei casi in cui a una dieta molto restrittiva si abbini anche una consistente attività fisica. Sottoporsi a tali regimi dietetici può mandare in tilt il metabolismo, soprattutto se si è già in normopeso.

Gli esiti negativi a livello psicologico

Le conseguenze più significative del comportamento delle almond mum rimangono quelle a livello psicologico, che segnano i figli per tutta la vita. L’ossessione per il peso potrebbe facilmente sfociare in uno o più DCA; nel caso in cui si desiderassero cibi più elaborati, o si facessero uno o più “sgarri”, si potrebbe soffrire di sensi di colpa. E fra gli altri eventuali esiti negativi potrebbero esserci anche insicurezza, ansia, bassa autostima, dismorfofobia, sindrome della brava bambina.

L’importanza di trasmettere abitudini alimentari corrette

I disturbi alimentari si sviluppano in età sempre più precoce. Serve il buon esempio degli adulti, ma è necessaria anche una corretta informazione. I bambini e gli adolescenti hanno la necessità di introdurre nell’organismo tutti i nutrienti e di sperimentare per poter costruire un rapporto positivo con l’alimentazione. Per evitare, quindi, danni all’organismo e sfavorire l’insorgere di una relazione tossica con il cibo, le abitudini alimentari corrette vanno trasmesse sin dalla prima infanzia.

Consigli per costruire un rapporto sano con il cibo

Da genitori, è fondamentale in primis comprendere e migliorare il proprio rapporto con l’alimentazione, modello di riferimento per i figli. Ecco qualche consiglio per costruire insieme ai figli un rapporto sano con il cibo:

Approccio emotivo sereno a tavola

L’ora del pasto deve rappresentare un momento gradevole, senza ansie né collere da parte dei genitori, che potrebbero trasmettere ai bambini e ai ragazzi il loro disagio. Da evitare anche distrazioni come TV, giochi, smartphone o tablet, in quanto creano dissociazione tra l’atto del mangiare e il senso di fame e sazietà;

Spesa e preparazione dei pasti insieme

Fare la spesa insieme ai figli è un’occasione per insegnare loro la varietà degli alimenti. Si può iniziare facendo la lista insieme in modo coinvolgente e divertente , si potrebbe poi introdurre l’abitudine di leggere le etichette, infine si può scegliere ogni settimana un alimento nuovo da provare, per stimolare la curiosità. Cucinare insieme è un altro modo per creare una connessione positiva con il cibo, attribuendo al pasto un valore positivo;

Psicologo alimentare

A volte, non si hanno gli strumenti giusti per guidare i figli nello sviluppo di abitudini alimentari realmente sane. In questi casi, è necessario rivolgersi a figure professionali del settore.

Cosa fa uno psicologo alimentare?

Uno psicoterapeuta del comportamento alimentare è un professionista a cui rivolgersi quando emergono problemi legati ad alimentazione e peso e/o quando si sospettano disturbi alimentari, ma anche nel caso in cui si tema di essere o di diventare una almond mum.

Il nutrizionista è sicuramente utile per gli aspetti strettamente legati all’alimentazione, ma è necessario anche sostenere il lato emotivo avvalendosi di uno psicologo esperto in psicoterapia del comportamento alimentare: percorso di supporto psicologico che, attraverso il dialogo con un professionista specializzato, aiuta i pazienti a comprendere emozioni e sentimenti e a superare difficoltà emotive, relazionali o comportamentali, migliorando l’equilibrio e il benessere mentale.

Il professionista che se ne occupa aiuta le famiglie a creare abitudini alimentari sane e durature, chiarisce le idee sulle emozioni associate alla nutrizione, supporta i figli nel prendere decisioni consapevoli e influisce positivamente sul rapporto che i genitori (in primis) e l’intero nucleo familiare hanno con il cibo.

Per ricevere informazioni o richiedere una consulenza,
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E-mail: federica.majore@gmail.com

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